Gabriele Maria Teruzzi

2015

Quello che mi ha ispirato è il mistero della generosità, questo bellissimo sentimento delle anime grandi. E siccome per me è un mistero, il volto del Santo è stato lasciato “nel mistero”. Mi piace il mistero della trasformazione di un soldato in Santo.
Altro punto di ispirazione è stato il dato culturale del “Fare San Martino”, cioè il tradizionale momento del trasloco dei fittavoli, momento spesso doloroso per i contadini che appellandosi al Santo chiedevano la Sua protezione, “un pezzo di mantello”.
Sono abituato a fare schizzi preparatori, e quando trovo la soluzione giusta, la passo con i pennarelli neri, perché con tutto il tempo e l’attenzione che ci dedico mi si fissano i concetti da mettere poi nel quadro a colori. Ovviamente ci sono delle differenze tra schizzi e quadri.
Il primo a essere riprodotto sulla tela è stato il Santo a cavallo, e attorno a lui ho costruito il resto:
il povero, il castello (il potere), le povere case dei fattori e il carro del trasloco con le poche cose del contadino, e poi il Duomo di Firenze (la protezione della Chiesa e la città della mostra).
Il panorama è cresciuto attorno, con i colori freddi di novembre e la campagna a riposo dell’autunno con i campi lavorati dall’uomo, quell’uomo che è costretto a traslocare e che ha bisogno della protezione di San Martino.
La corona di foglie sul basso del quadro è un inno all’autunno e una specie di corona per il Santo protettore dei poveri. I colori sono contrastanti, per rappresentare ricchezza e povertà: freddi e invernali per la terra, il mese di novembre e i contadini nel trasloco; rosso e oro per la ricchezza e la santità.

Gabriele Maria Teruzzi